IL FIUME DEI MESTIERI- Le fatiche dell'acqua

 

IL FIUME DEI MESTIERI


Dalle pendici più elevate della Majella scorrendo verso nord nasce il Fiume Lavino, un corso d'acqua che racconta la geodiversità di un intero territorio. Le formazioni geologiche che il fiume attraversa sono il risultato di ambienti diversi susseguitisi temporalmente e spazialmente, il fiume mette in evidenza tutte le peculiarità delle rocce che attraversa. Ci racconta la storia di antichi mari, di avvenimenti geologici a scala regionale, di glaciazioni e dei mutamenti del livello del mare, tutti avvenimenti che hanno portato il paesaggio ad essere quello che oggi osserviamo, ma che non è sempre stato così. Come un nastro che scorre nel tempo e nello spazio il Fiume dei mestieri ci racconta le fatiche dell'uomo e delle proprie acque. Già dal tratto montano infatti sicuramente il fiume avrà assistito al passaggio dei pastori e dei contadini che andavano ad abbeverare gli animali o a raccogliere l'acqua; in alcuni punti il paesaggio stava velocemente cambiando, siamo alla fine dell'800 e l'estrazione mineraria sta prendendo piede in questo versante, il Fiume Lavino chiamato anche il fiume infernale dai minatori che per andare a lavoro nelle miniere dovevano attraversarlo su strette passerelle. La portata del fiume non era come quella degli ultimi anni anzi numerose sono le briglie e altre opere per cercare di mitigare la velocità della corrente che oggi osserviamo come monumenti isolati nel letto del fiume asciutto. Più a valle in località Scafa le acque del Fiume Lavino non solo testimoni delle fatiche dell'uomo ma diventano protagoniste di un altro mestiere quasi del tutto perso, sin dal XVII secolo le acque del fiume venivano incanalate e captate da un mulino nel quale tutti i contadini della zona si recavano per ottenere la farine dalle proprie granaglie. Qualche chilometro più a valle sono presenti altri due mulini di cui uno ancora funzionante. Con l'avvento della fase di industrializzazione della zona si rendeva necessaria la produzione di energia elettrica, di nuovo le acque del fiume sono protagoniste nell'attivare le turbine idroelettriche installate da società inglesi e tedesche a ridosso delle sponde del Fiume, queste servivano oltre che per l'illuminazione delle fabbriche anche per attivare presse e macchinari per la produzione delle mattonelle di bitume. Alcune volte è stato necessario canalizzare forzatamente le acque e ancor oggi ritroviamo alcune opere necessarie ad alimentare le centrali idroelettriche ormai dismesse. Le fatiche dell'acqua del Fiume Lavino non finiscono qui infatti prima di confluire le sue acque nel Fiume Pescara, queste alimentavano le turbine elettriche di una segheria.

Il Fiume Lavino fino a qualche anno fà aveva delle portate importanti e negli anni del ventennio fascista furono costruite delle briglie chiamate in dialetto locale "bree", spesso queste sono alte anche diversi metri e raccontano storie del paesaggio passato quando il Fiume andava rallentato per la violenza delle proprie acque.Anche oggi il Fiume conserva il suo "caratteraccio" spesso rompendo argini a valle erodendo le sue sponde.

In conclusione il Fiume ci racconta diversi "strati" di un paesaggio che nel tempo si sono alternati e sostituiti: il paesaggio agropastorale, il paesaggio artigianale, industriale e il paesaggio delle vecchie tradizioni ormai perse. 

Violetta De Luca








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